domenica 18 luglio 2021

La Morte sarebbe passata, questo era certo.


 

Che la morte sarebbe passata ancora, lo sapevano tutti. La donna cantava tra le vie, divertita dalla sua furia, contenta del suo risultato. Due vite in una storia, forse tre o altre, altre ancora. Corpi stanchi messi sul suo tavolo, anime e gioie di cui cibarsi nel suo vecchio capanno. Si diceva che ella preparasse una gustosa dose d’ira nella sua sporca cucina e la iniettasse nelle vene degli abitanti, che storditi diventavano suoi figli.

Forse per questo le anime di Orostou si scaldavano presto e come i lupi digrignavano se mancava loro il rispetto. A causa di quella sostanza, era quindi sottile il passaggio alla rabbia, nutrita da un coraggio e da quel sentimento di sfida generazionale. La valentia infatti, copriva il derma d’una robusta uniforme ed una scatola scura diveniva l’animo, intoccabile e intangibile. I torti si piegavano alle porte dell’orgoglio e divenivano sudditi al cospetto dell’io. Senza dimenticanza il tempo scorreva, rammentando il nero scialbo degli imbuti, con vigilanza giaceva nella memoria, lì nelle purpuree ramificazioni della persona.

Le discendenze bollivano nel pozzo dell’offesa, e non vi era amnesia alcuna che potesse in qualche modo cancellare i visi dell’ingiuria. Si ritrovavano così, gli uomini del meraviglioso entroterra, come gli animali, a difendere il proprio territorio qui inteso come la loro dignità. Ira, era dolce il suo sapore e denso, lasciava dopo il primo istante la bocca un po’ più ruvida. Vendetta che grande imbroglio lasciavi ai tuoi assaggiatori, ai tuoi ammiratori, che nel dolce trovavano la durezza della tua essenza. Imbrogliati dal tuo aspetto liscio, quasi fluido, per ritrovarsi poi con la tua materia attaccata al palato. Cercavano di levarti via con la lingua, stancandola invano e dopo tale lotta inutile non restava altro che l’acqua. Le risa della donna echeggiavano in quelle misere strade; rideva la morte seduta a guardare il sipario, combinavano le designate azioni i burattini dell’odio, dal cuore di legno.

 

Tratto dal romanzo “Barbarìa” di Pierangela Massaiu, Sa babbaiola Edizioni, anno 2021

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