domenica 18 luglio 2021

I giochi dei ragazzi in Sardegna: Sa Murra.


 

Tratto dal romanzo “Barbarìa” di Pierangela Massaiu, Sa babbaiola Edizioni, anno 2021.

Il suono della prima campana nato per indicare l’orario di ingresso non interruppe il loro gioco. Locci fermo sulle gradinate osservava i ragazzi che simultaneamente tendevano il braccio mostrando il pugno, oppure presentando un numero scelto di dita.

-Trese, affanculu chi besse !- L’espressione colorita di uno di loro lo fece sorridere.

Con strepitii e foga adagiavano le braccia verso il vuoto centrale, portandosi al viso il rossore della fatica. Era un quartetto diviso in due squadre messe l’una di fronte all’altra, all’esterno del gruppo un ragazzo teneva il punteggio, fiscale ed attento, ignorava dalla sua ferma posizione i primi indolenzimenti e l’abbassamento della voce dei giocatori. Al suono della seconda campana Locci salì le scale, ed anche i ragazzi, conclusa la morra, raccolsero gli zaini che se ne stavano adagiati nel cemento a costruire una valle dipinta.

Il cammino verso il diploma era una faticosa transumanza. La piaga dell’abbandono si notava di anno in anno e nel percorso che partiva dal primo al quinto, Locci non sapeva più tenere il conto di quanti allievi avevano lasciato gli studi. Chi per malavoglia, chi per il richiamo del dovere nei campi.

Compilando il registro durante l’appello confermò l’ennesima assenza. Non poteva fare altro, la scuola non poteva e non doveva arrivare dappertutto. L’irritante domanda che gli giaceva in testa era sempre la stessa; poteva fare di più per i suoi allievi? Poteva rubare le vesti ad un missionario e coraggiosamente andarli a riprendere come pecore smarrite?  Scosse il viso.

Non poteva trovare risposta se non nell’accettazione. D’altronde, non sarebbe stato cortese bussare alle porte e quindi maleducatamente invadere la privacy di quei nuclei familiari per dire parole già tante volte sentite.

-La scuola è essenziale per ciò che sarete ragazzi, per ciò che potrete essere-.

No, non poteva di certo bussare ad una casa vestita di lutto. Bisognava quindi far così, con remissione continuare la transumanza dei vogliosi di conoscenza, e se qualche pecora veniva persa durante il tragitto, il pastore doveva lasciarla al suo destino. Il pastore non doveva salvare il gregge dalle fauci dell’ignoranza e questo doveva cavarsela così, solo e nudo privo dello scudo del sapere.

Tratto dal romanzo “Barbarìa” di Pierangela Massaiu, Sa babbaiola Edizioni, anno 2021.

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